L’esterno e la torre campanaria

L’esterno della Chiesa dei Santi Jacopo e Martino, ancorché rimaneggiato a fine ‘800, si presenta in stile romanico, con tecniche costruttive che denotano influenze lucchesi (le cornici dei sottotetti) e pistoiesi (i marmi bianchi e verdi del rosone e della finestra sopra il portale d’ingresso). L’architrave del portale riporta tre bassorilievi raffiguranti l’aquila imperiale, il giglio fiorentino e il fuoco ardente della comunità di Uzzano.

La torre campanaria è isolata rispetto alla chiesa e ha un passaggio sottostante, secondo un costume lucchese, oggi parzialmente otturato. Sorta con probabili funzioni difensive, ha assunto le funzioni attuali nel XIII secolo. La cella campanaria è stata più volte ricostruita, come si vede dal diverso materiale costruttivo. Le campane sono piuttosto antiche. Delle grandi, la maggiore è opera del fonditore novarese Antonio Ceranino, misura 140 cm di altezza per 112 di diametro ed è datata 1622; sulla superficie, riporta le scritte in lingua latina “CHRISTUS VINCIT CHRISTUS REGNAT CHRISTUS IMPERAT CHRISTUS AB OMNI MALO NOS ET TEMPESTATE DEFENDAT/BART BACH IACOB TULD FIERI CURARUNT AB ANTONIO CERANINO NOVARENSI A.D. MDCXXII/OPA” che testimoniano una partecipazione della nobile famiglia uzzanese dei Toldi nella realizzazione. La minore delle grandi, fusa anch’essa nel ‘600, si incrinò a inizio ‘900 e nel 1904 fu fatta rifondere dalla Ditta “Lorenzo Lera di Serafino” di Lammari (LU); misura 123 cm di altezza e 102 di diametro e riporta l’iscrizione in lingua latina “SALVA NOS CHRISTE SALVATOR/LORENZO LERA E FIGLI/FUSERO/1904” e “LAUDO DEUM VERUM PLEBEM VOCO/CONGREGO CLERUM DEFUNCTOS PLORO/ NIMBUM FUGO FESTAQUE ONORO”. Dei sonelli, uno è di produzione toscana, datato 1661, misura 60 cm di altezza per 51 di diametro e riporta la scritta in lingua latina “GRAVE DICERE MATER AVE/A.D. 1661”. Un altro è anch’esso di produzione toscana, datato 1816, altezza 55 cm per 46 di diametro e riporta la scritta “CAV. ANT. FRANCESCO FORTI CONFALONIERE A.D. MDCCCXVI CAV. BERNARDINO ORSI OPERAIO”. Infine, il terzo sonello fu fuso nel 1866 dal fonditore Luigi Magni di S. Quirico di Valleriana, danneggiato, fu rifuso cent’anni dopo dalla ditta Lera di Viareggio e misura 65 cm di altezza per 55 di diametro. Su di essa si legge “L’OPERA DI UZZANO PTE ANDREA CONVALLE OPERAIO 1866”.

Sant’Antonio abate (XVI sec.)

L’interno, a navata unica con soffitto a capriate lignee, custodisce numerose testimonianze pittoriche e scultoree appartenenti a varie epoche. Nella loggia destra della cantoria, sulle cui pareti sono presenti affreschi cinquecenteschi della scuola del Sodoma, è visibile l’acquasantiera, con bacile romanico e basamento integrato nei restauri di fine ‘800. Nella loggia di sinistra, con affreschi sempre del ‘500, è presente, in una nicchia, la statua in terracotta del Sant’Antonio Abate (XVI sec.), attribuita a Giovanni della Robbia; lì vicino, il fonte battesimale seicentesco, a pozzo, con coperchio in legno intagliato. L’organo, a mantice, fu costruito nel 1903 dal celebre maestro organario Filippo Tronci di Pistoia. Lungo le pareti, preziose tele cinque-seicentesche; sul lato sinistro, un San Girolamo (XVII sec.) del pittore uzzanese

“L’Annunciazione” (XVI sec.) di G.B. Naldini

Alessandro Bardelli, segue una Madonna del Rosario e santi (XVI sec.), di Francesco Brina. Nella cappella del Santissimo Sacramento, barocca, è visibile l’immagine della Madonna del Buon Consiglio, donata nel 1754 da Papa Benedetto XIV all’arciprete Antonio Ansaldi; la coperta raffigura San Rocco e San Sebastiano e risale al XVII secolo. In una nicchia, la terracotta cinquecentesca dell’Immacolata Concezione. Notevole il pulpito ligneo seicentesco. Sull’altare in pietra già di patronato della famiglia Orsi, la tela dell’Incoronazione della Vergine (XVI sec.) di Alessio Gimignani, restaurata nel 2006, trafugata, poi ritrovata e di nuovo restaurata. Ai lati del presbiterio, le tele seicentesche dei santi Jacopo e Martino. L’altare maggiore seicentesco, un tempo patronato del Comune, ha incastonate le reliquie di Sant’Innocenzo, originariamente collocate nel Convento dei Santi Francesco ed Elisabetta, soppresso nel 1785. Nell’abside, edificata nel XVI secolo e decorata nel ‘600 e ‘700, è collocato il prezioso Crocifisso medievale (vedi). Qui erano pure collocati gli stalli in legno del coro (XVII sec.), smontati in attesa di procedere ai restauri di questa zona dell’edificio. In una teca, è custodita la statua della Madonna del Rosario, ottocentesca, con manichino di legno, arti snodabili, viso e mani in ceramica e un ricco vestiario in tessuti preziosi (vedi). Sull’altare già di patronato Anzilotti, la tela seicentesca della L’Incorazione della Vergine Maria e santi. Nel locale alla base del campanile, è custodito l’affresco della Crocifissione, 

“Crocifissione” (XV sec.), affresco del campanile

opera quattrocentesca attribuita alla scuola di Neri di Bicci. Sopra gli stalli in legno, destinati nelle solennità alle Autorità comunali, si trova la tela cinquecentesca dell’Annunciazione, di Giovanni Battista Naldini. Segue il San Francesco che riceve le stimmate (XVII sec.), a lungo attribuita a Ludovico Cardi detto il Cigoli, in realtà dell’uzzanese Alessandro Bardelli. Al centro della navata, lapidi che segnalano antiche sepolture, tra cui quella destinata ai sacerdoti. In sacrestia, si trovano le tele Santa Maria Maddalena e Santa Caterina d’Alessandria, entrambi datate 1606 e opere del pittore fiorentino, trapiantato a Pescia, Ippolito Brunetti.